L'anitra selvatica di Ibsen racconta di verità e menzogna, illusione salvifica, sacrificio, temi che questo adattamento declina in modo nuovo. Non venti personaggi ma quattro che si muovono come fantasmi in una realtà fumosa perché, se Ibsen ha scattato una foto del suo secolo realizzandone un ritratto eroico, un'architettura, la foto del nostro presente invece non arriva mai a svilupparsi. Il domestico è campo di una battaglia d'abitudine il cui senso impallidisce sempre più. È possibile allora in questo paesaggio di spettri dare spazio ai vivi? Consentire l'emersione di un giovane futuro, in carne e ossa?