Proiezione del docufilm Ambin: la roccia e la piuma di Fredo Valla. A esplorarlo, l’Ambin si rivela coscienza del nostro presente, immagine riflessa nelle memorie del nostro passato. Si rivela ostacolo, montagna di inciampo e transito ai cammini dell’uomo: barriera e snodo. Luogo ostile e di ostilità, di fortezze e cannoni puntati, ma anche di pacifici sport, di esplorazioni di ghiacciai e vette, e di boschi e di vacche, latte e formaggi. Nella sua memoria di sasso e di ghiaccio, nella sua vastità, l’Ambin, arso di questi nostri tempi di mutazione climatica, conserva l’immagine di eserciti e condottieri a cavallo, persino di elefanti, e passaggi di santi, di artisti, di papi… e giornate di sole, di vento, di neve, di tormente e valanghe, di antichissimi mari, e di pellegrini in viaggio… di colori bruciati, di sole, di acqua, di secchezza, di contrabbandieri, di cacciatori, fuggitivi e migranti… di animali sopravvissuti nella leggenda e nel ricordo. Persino di incontro (e scontro) di lingue: d’oc, francoprovenzale, italiano, francese e piemontese. Montagna vasta, l’Ambin: di confini aperti, di confini chiusi… perché l’Ambin è, non è… perché l’Ambin è… la montagna delle complessità.